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Passo di Treia, frazione tra le più popolose ed attive del territorio, non è certo un abitato di recente costituzione. Dall'esame dei documenti storici risulta che la contrada dove si e' sviluppata la Frazione faceva parte dell'agro treiese abitato fin dai tempi più remoti da Umbri, Piceni, e Romani. Quando le orde barbariche si riversarono nel Piceno, distruggendo varie città, anche questa borgata conobbe miseria e pianto. I discendenti degli antichi coloni romani furono costretti a rifugiarsi sui colli dove costruirono munitissimi castelli. Uno ne sorse presso l'attuale Chiesa della Madonna del Ponte e venne denominato Monte Franco; da un documento del 1099 si apprende che il castello fu concesso in feudo a Gualtiero, figlio del Marchese Guarniero, aggregatosi, poi, tra i Signori di Montecchio. Altro abitato sorse più tardi in località denominata Monte Cucco, come si rileva da un documento del 1375: ne erano proprietari i Marchionni. Distrutti i due abitati dai Varano, nei pressi sorsero due torri merlate che servissero da vedette e da difesa dei mulini ivi costruiti per fornire le farine occorrenti a Treia e Pollenza. Secondo la tradizione nella torre di Passo di Treia venne assediato il generale pontificio Niccolo' Piccinino, allorché, sconfitto a Fermo dalle truppe dello Sforza, si ritirava a Montecchio. Le due torri rievocano un altro episodio guerresco: nel 1815 furono occupate dagli Austriaci per costringere alla resa Gioacchino Murat che contro di loro aveva intrapreso un'aspra campagna risoltasi a Cantagallo e considerata come la prima della indipendenza d'Italia. Nel 1631 venne edificata una chiesetta dedicata a S. Ubaldo; ben presto intorno alla Chiesa si venne costruendo qualche casupola; la borgata si ingrandi', specialmente in seguito alla costruzione del tronco stradale che univa la strada Settempedana a quella Recanatese. Nel 1849 venne, invece, consacrata la chiesetta dedicata alla Madonna del Ponte, sorta proprio nelle adiacenze del Fiume Potenza: vi si conserva la venerata immagine della Madonna di autore ignoto, dono del Cardinale Grimaldi. 

Nella zona di Passo Treia bisogna segnalare la presenza di una monumentale roverella, che ombreggia la corte di una casa colonica in Contrada San Marco Vecchio n. 7 a Passo di Treia. Con il suo fusto possente e l'amplissima chioma è senza dubbio una delle più belle querce d'Italia, per circonferenza del tronco la maggiore della regione. L'albero è assai noto localmente ed ha avuto l'onore di essere più volte ritratto in pubblicazioni e filmati televisivi, l'anziano proprietario, sig. Palmucci, ne va giustamente orgoglioso e anche il Comune ha fatto realizzare un piccolo anfiteatro nell'area adiacente per consentire ai visitatori di osservarla ed ammirarla. Il patriarca verde manifesta però preoccupanti segnali di senescenza, alcuni rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato hanno accertato che il tronco, al suo interno, presenta un'ampia cavità entro la quale ristagna l'acqua piovana, che accelera i processi di degenerazione e marcescenza del legno. Nel tempo alcuni rami si sono stroncati, anche perchè indeboliti dai parassiti come il cerambice della quercia ed altri insetti xilofagi, segnali che fanno temere che il grande albero sia ormai sul viale del tramonto e prossimo alla fine della sua plurisecolare vita.

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