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Giulio Acquaticci  

   

Letterato, n. Treia 1603,m. 1688. Appartenne all’Accademia dei Catenati di Macerata e dei Sollevati di Treia. Autore di opere filosofiche, matematiche, politiche drammatiche e letterarie, si distinse anche come astronomo: tra l’altro, progettava e realizzava di sua mano originali cannocchiali per l’osservazione degli astri. L’ultima tra le opere che ci sono pervenute è Il Tempio pellegrino, ovvero il poema della Santa Casa, pubblicata tre anni prima della morte e considerata il suo capolavoro.

 


 

  

 Ilario Altobelli  

      

Astronomo, n. Treia lugilo 1560, m. Treia 31 ottobre 1637. Minore conventuale fu contemporaneo e amico di Galilei contribuendo, nonostante la veste al sostegno delle sue tesi scientifiche. Scoprì i satelliti di saturno e osservò tra i primi la stella “nova” che creò molte discussioni ra gli astronomi del suo tempo dandone conto nel De nova stella del 1628. Mise anche a punto un sistema di proiezione ortografica della sfera celeste molto elogiato. Dal 1604 fu professore di matematica e astronomia all’università di Verona. Famose le sue Tabulae regiae astronomicae del 1628.

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Ageo Arcangeli    

    

Giurista, n. Treia 7 febbraio 1880, m. Roma 14 maggio 1935. E’ stato uno dei massimi esperti di diritto commerciale. Dopo gli studi a Macerata insegnò a Urbino, camerino, Perugia, Sassari, Macerata, Parma e Bologna, infine a Roma dal 1930. Insieme a Rocco, cui si è legato il codice penale del tempo. fu tra i giuristi più noti che aderirono al fascismo, occupandosi del diritto agrario e della politica agraria del regime.


 

 

 

Fortunato Benigni  

 

Erudito, n. Treia 6 giugno 1756, m. Treia 28 ottobre 1831. Benigni è il prototipo e per certi versi l’archetipo del letterato patriota marchigiano, cultore delle cose patrie. Si deve a lui il ripristino dell’antico nome romano della sua città, Treia (dal municipio romano Trea) che fino al 1790 si chiamava Montecchio. Riuscì infatti a far emanare una bolla papale per questo da Pio VI. Ma fu anche rifondatore della Società georgica dei Sollevati di treia impegnata nella modernizzazione delle tecniche agricole secondo i metodi proposti in tutta l’Europa da accademie agrarie analoghe, come i Georgofili di Foligno, dei quali fece parte. Impegnato giacobino e massone partecipò ao moti del 1799 e per questo motivo fu deportato alla fortezza di Civitella. Fu anche cultore di archeologia e redattore del “Giornale delle arti e del commercio” edito a Macerata nel 1780.


 

Antonio Calamanti 

 

Scultore, n. Treia XVIII secolo, è l’autore del monumento a Pio VI di Treia (1785).

 


 

 

Giuseppe Colucci 

 

Storico n. Penna san Giovanni 1752, m. Fermo 16 marzo 1809. Eì il muratori marchigiano della seconda metà del 700. Dopo gli studi con i gesuiti e la laurea in giurisprudenza si dedica, dal 1776, agli studi storico archeologici per tutta l’area del Piceno, avviando la pubblicazione delle Antichità Picene (dal 1786), opera ammirata da Pio VI che lo sostenne nella continuazione del progetto editoriale e scientifico di raccogliere le memorie e le documentazioni sulle diverse città. Nel 1797 l’opera dovette essere interrotta per i rivoluzzionamenti politici che interessarono le Marche. Sicchè il Colucci dovette proseguire la sua vita, nel 1880, come vicario del Vescovo di Orvieto Cesare Brancadoro.


 

 

 

Carlo Didimi   

       

Sportivo, n. Treia 6 maggio 1798, m. Treia 4 giugno 1877. Si tratta del personaggio reso immortale da Giacomo Leopardi che gli dedicò la canzone A un vincitore nel gioco del pallone,  il gioco della palla col bracciale molto diffuso nelle Marche dell’Ottocento e per il quale fu costruito lo Sferisterio di Macerata, Didimi di famiglia nobile, era notissimo per i successi, conquistati negli sferisteri d’Italia in questo sport. Mazziniano partecipò anche alle attività risorgimentali clandestine, tanto da essere perseguitato dopo i moti del 183. Ricoprì poi importanti incarichi pubblici dopo il 1860.


 

 

Elvidio Farabollini 

 

Elvidio Farabollini nacque a Treia, comune in provincia di Macerata, il 21 luglio 1930. Dimostrò fin dall’infanzia particolare inclinazione per il disegno: quando la madre lo metteva in castigo, graffiava con le unghie l’intonaco del muro, rappresentando in preferenza cavalli. Dopo le elementari e le medie, dal 1946 al 1951, frequentò in Urbino l’Istituto Statale di Belle Arti delle Marche, per la decorazione e l’illustrazione del libro. Ciò in contrasto con il parere dei professori, che avevano visto in lui una spiccata inclinazione per la meccanica e contro il volere del padre, che desiderava che seguisse un corso di Scuola Tecnica Professionale. In Urbino passò cinque anni di sacrifici durissimi per le ristrettezze economiche. Aveva sempre una gran fame, che riusciva appena ad attenuare con le mele acquistate a poco prezzo al mercato locale che gli dovevano bastare per una settimana. Di soldi ne aveva pochi ed erano molti i giorni in cui si trovava al verde. Facendo lavori scolastici ai suoi compagni di studi, riusciva a volte, a racimolare qualche lira. Nel 1949 ottenne il diploma di Maestro d’arte con la qualifica di “Ornatore del libro”. Conseguì, nel 1951, il diploma di abilitazione all’insegnamento della calcografia, con il seguente giudizio finale: “Disegnatore vivace e irrequieto con spiccate doti di bianconerista; ha preparazione tecnica adeguata alle qualità del disegnatore. E’ attento e sensibile alle qualità del disegnatore”. In quegli anni di studi, fu allievo del Prof. Leonardo Castellani. Dal 1951 al 1952 frequentò il primo anno di Accademia di Belle Arti a Roma, discepolo, per le tecniche incisorie, del Prof. Mino Maccari. Anche durante questo periodo romano soffrì la fame e si arrangiava come meglio poteva in lavori manuali presso l’Accademia, aiutando nel girare il torchio per la stampa delle incisioni, pur di racimolare un po’ di denaro. Un giorno riuscì a disegnare il cartellone pubblicitario del film “Robinson Crusoe”, con un discreto guadagno. Dopo aver comprato un paio di scarpe ed un vestito, rinnovando così il suo guardaroba personale, tanto malandato, lasciò il resto della somma nella camera da letto, ma al ritorno non trovò più né il denaro, né i suoi effetti personali, né il compagno con il quale divideva l’alloggio. Altri avrebbero fatto denunce, ricerche; egli, deluso, amareggiato, scoraggiato rientrò a Treia. Dall’agosto 1953 al dicembre 1954 prestò servizio militare, allievo Ufficiale di Complemento a Lecce e a Casano, sottotenente poi nel 82° Fanteria “Torino” a Carpegna. Al rientro si procurò, nel 1954-55, un lavoro come ceramista in una fornace del paese natio; passò poi nel 1956-57, a fare il disegnatore progettista di un’azienda di oggetti in pelle della Provincia di Macerata. Ma non sapeva o non voleva o poteva, per il suo carattere tormentato, vivace, irrequieto, che non sopportava imposizioni ed ingiustizie, anche se non dirette a lui, starsene tranquillo. Nel 1957-58 lavorò presso una ditta di marmi, come addetto a fare progetti e disegni, che poi attivamente realizzava, manualmente, materialmente. Nel 1957 si sposò con l’insegnante di scuola elementare Anna Bartoloni, del suo stesso paese, dalla quale ebbe due figli: Franca Laura e Piero, il secondogenito. Nel 1963 dipinse a Sassoferrato, in provincia di Ancona, nel Convento “La Pace” del Cappuccini, una grande tempera murale “Il cantico delle creature” ed una altra raffigurante la “Madonna col Bambino”. Insegnò per diversi anni in scuole statali, dapprima in supplenze saltuarie poi come incaricato, sempre con il massimo entusiasmo ed il più grande impegno. Fermamente sperava nei giovani e credeva nel suo  magistero educativo, dedicando ad esso le migliori energie. Vincitore del Concorso a cattedra di Disegno e Storia dell’Arte, per le Scuole Secondarie Superiori, fu docente presso l’Istituto Magistrale di Camerino. Illustrò numerosi libri tra cui si ricordano: Tra muro e muro (di Paolo Cristiano), Poesie (di Vinicio Saviantoni), Ballade des Pendes (di J. Villon), Un pugno di mosche (di L. Sinisgalli, Ed. Bucciarelli, Ancona), Il Canto di Ignazio Sanchez (di Grabriel Garcia Lorca), Tredici fiabe (di La Fontaine,  Ed. Bucciarelli, Ancona), Per una schiera di ribelli, Diario dell’Apocalisse, La valle delle Rame. Ha inoltre pubblicato: “Gli uomini che incontrarono Gesù” (Casa Editrice CETI, Ancona), “Mani come volti” (Ed. L’Arco, Roma) e “Frammenti” (Ed. Amici dell’Acquaforte). Il 1° luglio 1971 morì a Treia, in una via del centro, colto da un collasso cardiaco, mentre stava scherzando con degli amici.


 

 

Nicola Grimaldi 

 

Cardinale, n. Treia 1768, m. Roma 1845. Ebbe prestigiosi incarichi sotto Pio VII, Leone XII, Pio VIII e gregorio XVI che lo nominò Governatore di Forlì.


 

 

Luigi Lanzi  


Storico dell’arte, n. Montecchio, oggi Treia 14 giugno 1732, m. Firenze 31 marzo 1810. Veramente pochi sanno che Lanzi è l’artefice dell’attuale selezione e dell’allestimento museale degli Uffizi di Firenze, dove era approdato nel 1775 come aiutante antiquario del direttore della Galleria Fiorentina, dopo aver insegnato storia dell’arte a Viterbo, Tivoli e Roma, per poi diventare responsabile delle collezioni granducali esposte al pubblico. Frutto del periodo fiorentino è anche la sua Guida di Firenze edita nel 1782. Il Lanzi fu anche archeologo ed esperto delle antiche culture italiche, studiò l’etrusco (saggio di lingua etrusca e di altre antiche d’Italia, 1789), ma la sua opera principale è la Storia pittorica d’Italia edita in diverse edizioni a partire dal 1796, che è indubbiamente la prima storia critica dell’arte italiana. E’ sepolto a Firenze in Santa Croce.

 


 

 

Dolores Prato  

 

Dolores Prato nasce a Roma da una relazione tra Maria Prato e un avvocato calabrese. Viene registrata all’anagrafe il 12 aprile 1892 come «Dolores Olei», nata il 10 aprile di quell’anno da «madre che non consente di essere nominata». Dopo pochi giorni Maria Prato torna sui suoi passi e le dà il proprio cognome. Messa a balia a Sezze, in Ciociaria, la bambina è poi affidata a due zii di Treia, una piccola città del maceratese. Qui vive fino al 1912, istruita prima dagli zii e poi presso l’Educandato Salesiano delle visitandine. Si trasferisce quindi a Roma, e si laurea presso la facoltà di Magistero nel 1918.
Nemica del fascismo e decisa a non prendere la tessera del partito, insegna lettere in alcune scuole statali fino al 1927 (a Sansepolcro in Toscana, poi a Macerata e San Ginesio nelle Marche). Dopo un breve periodo d’insegnamento a Milano, presso la Libera Scuola di Cultura e d’Arte di Vincenzo Cento, si stabilisce a Roma. Nei primi anni Trenta prende a occuparsi di una ragazza afflitta da gravi problemi psichici. Finita la guerra collabora con articoli di cultura a diversi quotidiani, tra cui «Paese Sera», e pubblica due libri, "Sangiocondo" (1963) e "Scottature" (1967), entrambi in autoedizione. Nel 1980 esce per Einaudi una versione parziale del romanzo "Giù la piazza non c'è nessuno". La riduzione del romanzo non venne approvata dalla scrittrice, che la riteneva uno stravolgimento della sua opera; la versione integrale venne pubblicata solo nel 1985, dopo la sua morte. Muore il 13 luglio 1983 in una clinica di Anzio.

 

 


 

 

Giovanni Pellicani 

 

Giurista n. Treia 1518, m. Roma 1594. Fu rettore all’Università di Macerata, governatore di Perugia e presidente della Romagna nel 1587, senatore di Roma dal 1585 al 1587. Riformò le costituzioni di Ascoli e di Avignone.


 

 

 

Pio VI

 

con la bolla “Emixum animi nostri stadium” del 2 luglio 1790 conferisce a Treia il titolo di Città ed un nuovo nome, Treia appunto. A lui fu dedicato nel 1795 il monumento nella piazza davanti al palazzo Comunale.

 

 

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